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GIOCHIAMO IN CASA DEL PORDENONE CON GIANFRANCO MOZZON

Per noi il calcio è un sentimento che non si ferma mai.

E se i campionati sono in pausa, diamo la parola ai suoi tifosi, per tenere viva l’emozione di esserci. GIOCHIAMO IN CASA.

 

Pordenone non è semplicemente una formazione di Serie BKT, ma la testimonianza reale che, nella vita, si possono raggiungere grandi risultati quando c’è coesione e voglia di sognare. Dalla serie D alla B in poche stagioni, con un effort che ha coinvolto tutta la città, insieme alla quale la società è andata oltre allo sport, investendo su giovani e solidarietà. I Ramarri, come vengono chiamati, partecipano per la prima volta alla Serie BKT e, al momento, si vedrebbero lanciati verso i playoff.Così, per Giochiamo in Casa, ci siamo fatti raccontare l’emozione di essere tifosi Verdenero da uno dei suoi storici supporter, il signor Gianfranco, un vero appassionato di calcio, trasferte e risultati.

COM’E’ STATO RICEVERE IL REGALO DELLA SERIE BKT?

Ho ricevuto un bel pacchetto con tante cose utili per me. Ma la cosa migliore è stata la cartolina, dove mi avete scritto delle parole che mi hanno fatto commuovere perché… ho ottantaquattro anni io! Sono un po’ vecchiotto. Vi ringrazio per le parole, belle.

DA QUANTI ANNI TIFA PORDENONE?

(ride) Io sto dietro al Calcio Pordenone dalla bellezza di settantadue anni, praticamente da quando sono un ragazzino. Ho sempre avuto la passione per il calcio, ho giocato anche io, fino a vent’anni, con una piccola squadra di seconda categoria, il Don Bosco di Pordenone.

COM’E’ STATO APPRODARE IN SERIE BKT DOPO TUTTI QUESTI ANNI?

Questa è una bella domanda! Da quello che capisco io, dico la mia, Anche se le possibilità sono quelle che sono, abbiamo un presidente pieno di buona volontà. Ed è stato bravo a trovare un allenatore realmente all’altezza della situazione, in più ha avuto la fortuna di incontrare e trovare dei ragazzi giovani che, né più né meno, sono stati scartati dalla serie B e dalla serie C, dove sono stati comperati. Non si diceva di loro che potessero fare bene. Invece qui a Pordenone, è stato forse merito del capitano che sa parlare e che sa riunire, o forse dell’allenatore, fatto sta che si è creato un gruppo davvero affiatato; si passano la palla, non si offendono se non vengono convocati. E il risultato di tutto questo lavoro è una squadra che si vuole bene, altruista, senza baruffe. E così è successo che hanno vinto il campionato. È una cosa che non avremmo mai immaginato potesse succedere, ma è stato davvero meritato. C’è stata anche fortuna, ma allenatore e capitano, insieme, hanno fatto qualcosa di meraviglioso.

MA DA TIFOSO QUAL E’ STATA L’EMOZIONE?

Può immaginarselo. Quattro o cinque anni fa eravamo in serie D, e quest’anno non è detto che ancora non si vada anche in serie A. Non sto scherzando, loro puntano ad andare in serie A. Poi sarà dura, perché ci
sono squadre più forti e organizzate, con più esperienza di noi, che non eravamo mai stati neanche in serie B. Però la squadra, caro mio, è talmente affiatata e ce la sta mettendo tutta per andare in serie A.
Come fanno a trovare i soldi proprio non lo so. Per andare in serie A si parla che ci vogliano milioni e noi qua, di milioni non ne abbiamo. Abbiamo quello che abbiamo e quindi si fa quello che si può. Ma non si sa mai nella vita, cosa può succedere.
Purtroppo il nostro handicap è il non avere uno stadio nostro, della città, del comune o della società. Però piano piano chissà che non si arrivi a realizzare anche questa opera.

MA LEI QUINDI VA A VEDERE IL PORDENONE A UDINE?

Eh sì, ho fatto l’abbonamento e vado a vedere la squadra a Udine. Abbiamo due o tre corriere, tutti i sabati o la domenica quando si gioca, si parte tutti da un posto. Certo, si può andare anche in auto, ma io vado in corriera che sto più tranquillo, che per la mia età è meglio che stia più tranquillo.

COME HA VISSUTO QUESTO PERIODO SENZA CALCIO?

Mi sono ritrovato a guardare le vecchie partite della Nazionale perché, parlando di calcio, non c’è altro da vedere. Mi piace anche il ciclismo, guardo un po’ tutto, ma ho sofferto e sto soffrendo ancora. Ne ho parlato l’altro giorno con un responsabile e mi è parso di capire sia tutto in alto mare, non ci sono ancora certezze. Speriamo di poter fare le dieci partite che ancora mancano, quello è importante. Perché a me non andrebbe bene che andassero avanti le formazioni coi parametri migliori. Non è sport. È il campo che decide. Si può anche retrocedere, non importa, abbiamo perso ma abbiamo giocato.
Sono un tifoso accanito, mi piace il calcio, seguo la mia città. Puntiamo sicuramente ai playoff, io penso che siano sicuri, il presidente punta anche ad andare in serie A. Io questo non lo so, dico, magari! Sa, siamo una cittadina piccola e la serie A ha pubblico, soldi… però non si sa mai. può succedere. Speriamo, ce lo auguriamo tutti.
Per me sarebbe già un miracolo raggiungere i playoff nel primo anno della serie B. A inizio campionato tutti pensavano fossimo candidati alla retrocessione, insieme a Entella e Trapani, squadre condannate prima ancora di partire. Dopo vede com’è il calcio, il pallone è tondo, possono succedere tante cose.
Con la classifica che abbiamo, siamo fortunati e contenti.

QUAL E’ STATA LA PARTITA PIU’ EMOZIONANTE DELLA SUA STORIA DA TIFOSO?

Sono state diverse, a dire la verità.
La vittoria a Trieste in serie C che ci ha portato alla vittoria del campionato, è stata una cosa realmente forte. Battendo la Triestina sul suo campo, dai sette punti di vantaggio che avevamo, siamo arrivati a dieci punti sopra, a quattro o cinque partite dalla fine. Avendo vinto a Trieste, anche se ancora non avevamo la matematica dalla nostra parte, ci siamo convinti di avercela fatta. E lì è stata un’emozione grandissima; a Trieste eravamo circa mille tifosi, avevamo riempito la curva ospite.
E poi la vittoria a Este, quando militavamo in serie D e stavamo raggiungendo la promozione in Serie C, anche quella è stata un’emozione molto molto grande. La seconda in classifica era a un punto da noi e mancava ancora un turno alla fine del campionato: noi avevamo una partita a Este difficile da vincere e loro giocavano a Monfalcone. A un minuto dalla fine il Pordenone ha segnato e con quella vittoria siamo andati in serie C. Anche quella partita mi ha molto emozionato.
E poi ci sono tutti i derby: col Padova, col Vicenza… società grosse con cui abbiamo giocato noi, che non eravamo niente. Vede com’è il calcio?

CHE MESSAGGIO VUOLE MANDARE A TUTTI GLI ALTRI TIFOSI CHE IN QUESTO MOMENTO SONO A CASA E ASPETTANO IL CAMPIONATO?

Speriamo che ci si torni ad aprire, che si torni allo stadio, perché siamo tutti un po’ sofferenti. Speriamo che questo virus si allontani sempre più e si torni a essere liberi di andare a vedere le partite.
E mi auguro che l’Italia vada bene.

LA RINGRAZIO PER LE SUE RISPOSTE!

Io vi ringrazio del regalo, del pensiero e di tutto quello che avete fatto per me. Soprattutto per la cartolina, perché quello che c’era scritto mi è piaciuto tanto.